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Introduzione

Per la tradizione latina, Agnese era una nobile fanciulla appartenente alla gens Clodia, martirizzata durante le persecuzioni di Diocleziano in età adolescenziale. Varie e contrastanti sono le notizie circa la sua vita e il suo martirio.

Secondo la tradizione più attestata, il figlio del Prefetto di Roma si era invaghito di Agnese, al punto di ammalarsi, senza essere ricambiato, dato il voto di castità della fanciulla. Irritato dal netto rifiuto, il padre del giovane le impose la clausura fra le vestali, con le quali avrebbe dovuto rendere culto alla dea che proteggeva la città di Roma. Al rifiuto di Agnese, il prefetto l'avrebbe fatta rinchiudere in un postribolo, dove nessun cliente aveva osato toccarla, tranne un uomo che la tradizione religiosa vuole accecato da un angelo bianco, cui però successivamente, per intercessione della stessa Agnese, Dio rese la vista.

La tradizione agiografica racconta che Agnese, accusata di magia, fu a quel punto condannata al rogo, ma le fiamme si divisero sotto il suo corpo senza neppur lambirlo e i suoi capelli crebbero tanto da coprire la sua nudità. Allora fu trafitta con un colpo di spada alla gola, analogamente a come si uccidevano gli agnelli. Per questo, nella iconografia tradizionale, compare spesso associata l’immagine di un agnello.

Ultimo aggiornamento: 23-03-2024, 16:37

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