Introduzione
Figlia di un funzionario del ministero delle finanze, sette fratelli, lavorò come maestra a Torino e si iscrisse al PSI nel 1918. Tra il 1919 e il 1920 entrò a far parte della redazione della rivista L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia; incaricata dell'organizzazione femminile, diede vita al periodico La Compagna.
Dopo le leggi speciali fasciste del 1926 e l'arresto di Gramsci, si impegnò per tenere insieme ed in costante contatto i comunisti italiani, cercando di rafforzare l'organizzazione clandestina del PCI; dopo il segretario Palmiro Togliatti che sostituì Gramsci alla guida del partito nel 1927, la Ravera sarà, fino al suo arresto nel 1930, la seconda personalità del PCI in Italia per importanza.
Ravera sarà anche delegata a vari congressi del Comintern, dove conobbe Lenin e Stalin. Fu arrestata nel 1930 ad Arona (NO) e condannata a 15 anni di carcere. Ne scontò 5 in cella, gli altri al confino di Ponza (LT) e di Ventotene (LT). Nel 1939 prese posizione contro il Patto Molotov-Ribbentrop e venne espulsa dal PCdI assieme a Umberto Terracini; riammessa nel partito nel 1945, venne eletta al consiglio comunale di Torino l'anno seguente. Dirigente dell'Unione Donne Italiane, rappresentò il Partito Comunista Italiano alla Camera in due legislature (1948-1958).
Ritiratasi a vita privata, nel 1982 venne nominata da Sandro Pertini senatrice a vita: è stata la prima donna a ricevere questa nomina[4], seguita da Rita Levi-Montalcini nel 2001 e da Elena Cattaneo nel 2013. Il 16 aprile 1988 è stata ricordata dalla presidente della Camera Nilde Iotti e dal segretario del Partito Comunista Italiano Alessandro Natta[5]. È sepolta nel Cimitero del Verano di Roma.
Ultimo aggiornamento: 23-03-2024, 17:35