Affidarsi allo sguardo di un’artista incaricata di realizzare un’opera pubblica, utilizzare il linguaggio dell’arte per rafforzare la sensibilizzazione contro la violenza di genere: questo l’obiettivo del Comune di Reggio Emilia e dell’Associazione Nondasola, all’interno del progetto Post-it.

Così Elena Mazzi, dopo aver partecipato a incontri con la comunità, dopo aver ascoltato le storie di donne vittime di violenza, ma anche le testimonianze di chi lavora da anni per combatterla, ne raccoglie linguaggio e singole parole. Un uso sempre calibrato, accurato e gestito con estrema cura: il buon uso della parola è fondamentale nella narrazione di questa realtà. Assieme alle donne ne costruisce un vocabolario comune, che viene trasformato in linee-punti-superfici che vanno a costruire il pattern della carta da parati: un’opera collettiva attraversata dai sentimenti e dai punti di vista delle donne stesse, in grado di contaminare gli spazi chiusi in cui viene collocata, così come negli spazi chiusi e nelle mura domestiche avviene l’85% dei casi di violenza contro le donne.

Il progetto

Parole, parole, parole è un’opera innovativa e d’impatto, fragile ma allo stesso tempo potente, in grado di permeare gli stessi spazi in cui si insinua la violenza. Una carta da parati che è al contempo testi da leggere, messaggi di forza e speranza, voce che invade i luoghi silenziosamente, gioiosamente e permanentemente. Perché da carta da parati fa il suo mestiere, si incolla alle architetture e anche quando si prova a rimuoverla, ne rimane sempre un po’ attaccata al corpo della città, esattamente come la violenza alle donne.

Finanziato dal bando regionale “Pari opportunità e contro la violenza di genere 2021/22", Post-it ha promosso una serie di iniziative educative e di sensibilizzazione nelle scuole superiori.

Un progetto partecipativo, con il Comune di Reggio-Emilia capofila, in collaborazione con Nondasola Onlus, associazione che gestisce il centro antiviolenza comunale Casa delle Donne e che ha organizzato tutti gli incontri. Grazie alla partecipazione anche di Amnesty International e di 12 associazioni giovanili locali è stato inoltre possibile organizzare una mostra sul tema del consenso e della violenza sessuale.

"Si tratta di un'opera d'arte fragile ma potente pensata per spazi al chiuso, dove avvengono l'85 per cento dei casi di violenza sulle donne" Annalisa Rabitti, Assessora Comune di Reggio Emilia

Sensibilizzare per riconoscere 

Persone coinvolte: 950 studenti e studentesse scuole secondarie di primo e secondo grado, 10 associazioni giovanili, 200 cittadine partecipanti alla mostra "com'eri vestita", 35 operatrici e operatori negli incontri di formazione

L’opera d’arte ha permesso di entrare in contatto con i ragazzi e le ragazze delle scuole, parlando con loro di relazioni e di come costruire un rapporto d’amore sano. Ma soprattutto ha permesso loro di riconoscere i segnali della violenza: “la mia mamma ha un problema”, questa la frase pronunciata da alcuni studenti e studentesse alle volontarie di Nondasola, permettendo loro di entrare in contatto con le donne e offrire loro assistenza.

Parole in movimento 

Parole, parole parole ha avuto un considerevole impatto sulla cittadinanza: la carta da parati d’artista, che doveva inizialmente essere utilizzata soltanto all’interno della biblioteca, è stata richiesta da altre realtà del territorio: dai Musei Civici allo IAT, passando poi per le scuole e per la Provincia stessa.

Un successo non solo regionale, ma di scala nazionale e internazionale, con una richiesta arrivata perfino da Belgrado: un’opera in continuo movimento, che offre un aggancio innovativo per affrontare e riconoscere la violenza maschile sulle donne.