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Introduzione

Sua madre, Maria Ruscelloni, apparteneva ad una vecchia famiglia con tradizioni liberali che al tempo del Risorgimento aveva aiutato e nascosto dei carbonari. La bisnonna, Liberata Ruscelloni, cucì il tricolore. Suo padre Giovanni, Provveditore agli studi a Bologna, fu trasferito all’Aquila dal Prefetto fascista perché si rifiutò di licenziare una insegnante che, come lui, era socialista. Su indicazione del padre, Maria Adele frequentò, secondo il costume del tempo, le scuole magistrali.

Il diploma di maestra non consentiva allora l’accesso all’Università e questo costituì uno dei rimpianti della sua vita perché avrebbe voluto laurearsi in Giurisprudenza e fare l’avvocato. Da qui, nel tempo, maturò la sua riflessione sulla condizione delle donne discriminate ed escluse da ogni ruolo di rilievo nella famiglia e nella società; orientò il suo impegno in politica come consigliera comunale a Sasso Marconi e, soprattutto, nel partito radicale nel quale militò per molti anni sostenendo le battaglie per i diritti civili e partecipando alle campagne per il divorzio e per l’aborto.

Maria Adele comprese ben presto che all’interno dei partiti politici non c’era spazio per le donne e tanto meno per portare avanti battaglie per eliminare le discriminazioni, le disuguaglianze, le ingiustizie che erano presenti nelle leggi e ad ogni livello della società e nei rapporti tra uomini e donne. Insieme a poche amiche - fra cui Clara Ghislanzoni, Renata Ballardini, Edda Stocchi, Alessandra Nanni Riguzzi, Antonietta Neppi, Colette Formiggini, Laura Fanti, Atonia Becca, Eletta Olivo - alle quali altre se ne aggiungeranno in seguito, costituì a Bologna a metà degli anni ’50 il “Comitato per l’affermazione dei diritti della donna”, che conquistò importanti affermazioni nell’ambito della lotta per la parità dei diritti.

Ultimo aggiornamento: 23-03-2024, 16:37

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