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Introduzione

Nata in una famiglia di artisti, debutta in teatro nel 1902. Nel 1904 fa parte della compagnia di Virgilio Talli con Emma Gramatica, e recita nella prima rappresentazione de La figlia di Jorio di Gabriele D'Annunzio. In breve tempo diventa una delle prime donne più apprezzate e celebri del teatro italiano, considerata l'erede della grande Eleonora Duse, accanto alla quale recitò nel 1905. Riporta clamorosi successi nella Presidentessa di Hennequin e in Salomè di Wilde.

Nel 1913 partecipa al suo primo film, Ma l'amor mio non muore. La pellicola riscuote grande successo e Lyda Borelli diventa subito una divina amata e ammirata dal pubblico. Nacquero neologismi come "borellismo" e "borelleggiare" per descrivere il fenomeno di imitazione che aveva scatenato nel pubblico femminile.

La sua fama era eguagliata solo dall'altra divina del cinema muto, Francesca Bertini. La Borelli era un'attrice dalla grande espressività fisica e dalla gestualità ampia ed enfatica, che incontrava perfettamente i gusti della critica e degli spettatori dell'epoca. Antonio Gramsci sull'Avanti scrisse di lei: "La Borelli è l'artista per eccellenza del film in cui la lingua è il corpo umano nella sua plasticità sempre rinnovantesi". La sua carriera cinematografica fu intensa ma molto breve: durò cinque anni nei quali girò 13 film. Tra i suoi più grandi successi, Fior di male, Rapsodia satanica con le musiche di Pietro Mascagni e Malombra. Nel 1918 lasciò il palcoscenico in seguito al matrimonio con il Conte Vittorio Cini.

A Bologna le è stata intitolata la Casa di riposo per artisti drammatici.

Ultimo aggiornamento: 23-03-2024, 16:37

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